Brindisi sorge nella pianura salentina, sul mar Adriatico con cui comunica per mezzo di un porto naturale che si incunea profondamente nella terraferma e la cui forma, a testa di cervo, ha determinato il nome della città. Sede regia della civiltà messapica fu sempre in contrasto con la vicina Taranto e venne conquistata nel 267 a.C. dai Romani. Connessa con la capitale dell’impero tramite la via Appia e la via Traiana (al termine e a memoria delle quali resta oggi la Colonna Romana), fu importantissimo centro commerciale e sede episcopale dall’inizio dell’età apostolica. Conquistata dai Goti e poi controllata da Bisanzio, fu distrutta dai Longobardi nel 674 e la sua Torre del Guaceto fu sede di un campo trincerato saraceno. Successivamente, come tutte le città della regione fu assoggettata da bizantini, normanni, svevi, angioini e aragonesi. Il suo porto fu conquistato dalla repubblica marinara veneziana per poi passare sotto il regno di Napoli. Il periodo di massimo splendore fu raggiunto con l’annessione al Regno d’Italia e nel secolo successivo, per 5 mesi, tra il 1943 e il 1944, Brindisi ebbe addirittura funzione di capitale d’Italia.
Brindisi
Da vedere
Colonne Romane
Solitamente ritenute terminali della via Appia, rappresentano invece il culmine di un’antica area monumentale di epoca romana, (l’arx romana). Una delle due colonne, rovinò al suolo nel 1528 e i rocchi, rimasti incustoditi per circa cento anni, vennero donati nel 1657 dall’allora sindaco Carlo Stea alla città di Lecce per erigervi un monumento in segno di devozione a Sant’Oronzo, il quale aveva scampato la penisola Salentina da un’epidemia di peste. Ci troviamo su piazzetta colonne, giunti alla sommità tramite la scalinata intitolata al poeta Publio Virgilio Marone, che attinge la sua denominazione dal luogo in cui sorse l’abitazione del sommo poeta, in cui vi morì nel 19 a. C. La scalinata Virgiliana, attinge la sua denominazione dal luogo in cui sorse l’abitazione del sommo poeta Publio Virgilio Marone, in cui vi morì nel 19 a. C. Dall’esterno è possibile leggere un’epigrafe che commemora l’evento, mentre all’interno sono custoditi degli archi a tutto sesto. La scalinata che fino ai primi anni del ‘900 appariva dimezzata, venne ampliata nel 1933 per donarle l’attuale aspetto.
Piazza Duomo
Qui si affacciano e si sviluppano alcuni dei monumenti più importanti della cristianità brindisina, ma non solo. In primis la Cattedrale intitolata a S. Giovanni Battista di antichissima fondazione (papa Urbano II ne consacrò il perimetro nel 1089) è stata completamente ricostruita a seguito del crollo avvenuto a causa del terremoto del 1743, conserva del suo impianto medievale, solo alcuni frammenti dell’antica pavimentazione musiva e sulla sommità dell’abside destro – lato esterno – un iscrizione probabilmente riferibile all’architetto costruttore della chiesa. La Cattedrale custodisce inoltre le sacre spoglie del Santo Patrono della città, San Teodoro d’Amasea compatrono assieme a San Lorenzo da Brindisi, frate cappuccino del XVI sec. La cattedrale inoltre è stata testimone non solo dei crociati e dei pellegrini che giungevano a Brindisi per raggiungere la Terra Santa, ma ha ospitato le seconde nozze dell’Imperatore Svevo Federico II che il 9 novembre del 1225 sposò l’adolescente Jolanda di Brienne. Sul fianco destro della chiesa si sviluppano il Palazzo Vescovile e l’ex Palazzo del Seminario progettato nel 1720 da Mauro Manieri, presenta sulla balconata del secondo ordine otto statue in pietra raffiguranti la Matematica, l’Etica, la Teologia, la Filosofia, la Giurisprudenza, la Poetica e l’Oratoria. Qui ha sede il Museo Diocesano G. Tarantini, canonico brindisino dell’800.
Tempietto San Giovanni al Sepolcro
L’ importantissimo monumento testimonia le relazioni culturali ed artistiche esistenti tra la città di Brindisi e le Terra Santa poiché la struttura risulta essere la replica più fedele della rotonda dell’Anastasis, collocata all’interno del complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Di forma circolare conserva all’interno alcuni brani d’affresco di cui si riconoscono vari stili ed epoche, rappresentanti santi e scene sacre difficilmente riconoscibili. Al centro del monumento restano visibili, tramite un’apertura circolare sul pavimento, tracce di una domus romana che doveva estendersi oltre il confine del monumento stesso.
Palazzo Granafei-Nervegna
Cinquecentesco palazzo storico attualmente sede di alcuni uffici dell’Amministrazione Comunale di Brindisi, si articola in un prospetto principale tardo – rinascimentale con alcuni demandi che anticiperebbero lo stile barocco, soprattutto evidenti per quanto concerne gli elementi decorativi che si sviluppano sulle balaustre dei balconi. Il primo piano è dedito a sale espositive presso le quali l’ Amministrazioni Comunale promuove innumerevoli mostre di notevole importanza, mentre il complesso dell’ Ex Corte d’Assise al suo fianco, custodisce il capitello originale delle colonne romane. Importantissime testimonianze archeologiche della Brindisi romana sono site anche qui, dove una domus romana ci restituisce parti di pavimentazione musiva.
Castello Alfonsino
Il castello sorge sull’isolotto di S. Andrea, sito nel porto esterno e di fronte all’imboccatura del canale Pigonati. Naturale baluardo difensivo, l’isola è stata valutata ed utilizzata per costruirvi una valida struttura di difesa quando ancora, e sino al XV sec., vi sorgeva un monastero dedicato a S. Andrea da cui l’isola attinge il nome. La sua costruzione risale al 1445 quando Ferdinando I d’Aragona commissiona al figlio Alfonso la costruzione del castello che si compone attualmente di due fulcri: quello Aragonese appunto e quello postumo che comprende tutta la zona del Forte, voluta da Filippo II d’ Austria nel 1583, trattasi di un enorme opera a corno che cinge tutto il lato dell’isola che altrimenti sarebbe rimasta scoperta e alla mercè dei nemici. Il castello ha varie intitolazioni, Castello di Mare per distinguerlo da quello di Terra ( Svevo), castello Alfonsino o Aragonese per via della casata che lo realizzò e castello Rosso poiché nelle ore del tramonto la struttura attinge una straordinaria colorazione rossastra dovuta al tufo con cui è stato costruito.
Monumento al Marinaio d’Italia
Il monumento venne inaugurato il 4 novembre del 1933 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, oltre che di Achille Starace. Voluto per commemorare i caduti in mare durante i conflitti mondiali, conserva nella cripta sacrario posta alla base, le lastre in marmo nero con i 6850 nomi dei marinai della Marina da Guerra e della Marina Mercantile morti a partire dal 1860. All’interno venne collocata la campana di poppa della corazzata Benedetto Brin tragicamente affondata nel 1915 nel porto di Brindisi. Sul piazzale superiore del monumento sono collocate due ancore e due cannoni appartenenti alle navi austro-ungariche “Tegetthoff” e “Viribus Unitis”, simboli di vittorie raggiunte sul mare nel 1918. Realizzato a forma di timone, il monumento è alto 54 metri e resta accessibile al suo interno per poterne raggiungere la sommità da cui godere di una suggestiva visione del porto e della città.